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Raffaele Ferraro: "Vi racconto la mia giornata tipo"

Aggiornamento: 26 feb

Il protagonista della nostra prima intervista è Raffaele Ferraro, fondatore de La giornata tipo, punto di riferimento per la comunità cestistica italiana, con circa 330k followers su Instagram, 485k su facebook e 30k su Youtube, collaborazioni che vanno dalla serie A alla NBA, e un baule di cultura sportiva debordante, da snocciolare con un'ironia tagliente e occhio critico. Bolognese (ovviamente), gentilissimo e disponibile ad una call di buon mattino in un blue monday qualunque.


Raffaele Ferraro, fondatore de La giornata tipo
Raffaele Ferraro, fondatore de La giornata tipo

Buongiorno Raffaele, com’è nata la giornata tipo? Ho sempre giocato a basket, e prima ancora di facebook scrivevo sui forum, che venivano frequentati praticamente da tutti i giocatori, tecnici e arbitri locali. Nel 2012, quando le pagine sportive su facebook iniziarono a diventare popolari, ho creato “ La giornata tipo” nella quale descrivevo appunto una giornata tipo immaginaria di giocatori di basket, allenatori ecc. Il successo fu immediato, in poco tempo la pagina è arrivata subito a 4/5000 followers, ma nel giro di qualche mese ho capito che il format non era sostenibile e rischiava di annoiare il pubblico, pensa che mi annoiavo anche io a scriverle e quindi ho trasformato la pagina in uno spazio per il basket, senza limitarmi alla NBA o al campionato italiano.  A me piace parlare di basket a 360 gradi, e dentro voglio metterci di tutto, dalle superstar alle minors.


Oggi il tuo progetto è presente su diversi canali: il sito web, youtube e i profili social, e produce contenuti molto diversi tra loro, come fai a gestire tutto? Hai una formazione giornalistica? La giornata tipo oggi vive tanto di collaborazioni, la prima con FIP è arrivata dopo circa tre anni dalla nascita, successivamente ne sono arrivate tante altre, tra cui quella con NBA, per la quale ho creato un documentario sulla città di Bologna, e la sua passione per il basket, lavoro di cui vado molto fiero. Per quanto riguarda la mia formazione, non sono un giornalista, ho una laurea in economia, e molte cose le ho imparate sul campo, su altre invece sono autodidatta e poi vengo aiutato anche da altre persone. Infatti sul sito ci sono molti articoli di approfondimento sul basket, scritti da collaboratori che hanno background completamente diversi, ed è un fattore molto positivo, perché ognuno porta un punto di vista diverso.


Rispetto all’idea iniziale, com’è cambiato il tuo progetto? Ti aspettavi un successo del genere?

Sinceramente quando ho iniziato per me era solo un hobby, e non pensavo a nessun tipo di sviluppo. Poi piano piano le cose sono cambiate, e mi sono ritrovato in mano questa creatura un po’ dal nulla che mi è esplosa in mano. Oggi abbiamo diverse collaborazioni in essere, creiamo video per la Serie A (l'ultimo su coach Poeta), andiamo anche fuori dall'Italia per girare dei reportage. E quindi oggi la giornata tipo esige che ci dedichi molto tempo e lavoro, ed è a tutti gli effetti diventata la mia occupazione principale. E per me è una cosa meravigliosa


Ok, parliamo di basket. Lo scorso anno, in uno speech al forum di Assago prima di una partita di Eurolega, un dirigente dell’Olimpia Milano ha parlato dell’aspetto marketing e commerciale di un club di basket, soffermandosi sulla difficoltà della distribuzione del basket italiano a livello mediatico: soffermandosi sui diritti commerciali e i diritti tv. Qual è oggi lo stato di salute del basket italiano da questo punto di vista? Domanda tosta. In Italia la questione dei diritti tv è fondamentale, e sono d’accordo sul fatto che il basket italiano sia in difficoltà su questo punto, soprattutto confrontandosi con il calcio.  Inoltre il mercato oggi è dominato dall’NBA, che ha i giocatori migliori e il marketing più efficace. Lo possiamo constatare facilmente, soprattutto tra gli under 20, che conoscono tante squadre e tanti giocatori NBA, ma la grande maggioranza di loro non saprebbe nominarmi più di 5 giocatori della serie A o dell’Eurolega, che comunque è la seconda competizione a livello mondiale.


Alla luce di questa situazione, perché prima di ogni Europeo, Mondiale o Olimpiade, pretendiamo che l’Italia faccia gli stessi risultati di Spagna, Francia o Argentina? A che livello è tecnicamente il basket italiano? 

Guarda, potremmo stare qui a parlarne per tre ore, sia per la complessità del contesto, sia perché questo argomento mi sta particolarmente a cuore. Non so se hai fatto l’esempio con la Spagna come battuta, ma capita spesso di citarla in relazione al nostro Paese col quale ci sono molte similitudini a livello di territorio e popolazione. Il problema è che negli ultimi 20 anni, se confrontiamo il nostro palmares e il loro, a livello di nazionale (maschile e femminile, e giovanili), ci battono 100 a 1. Oggi abbiamo una nazionale con tanti buoni giocatori, che però non hanno l’abitudine a giocare partite importanti ai massimi livelli: abbiamo un solo giocatore in NBA e in Eurolega gli italiani che giocano da protagonisti sono meno delle dita di una mano. E quando arriviamo ai quarti degli Europei ad esempio, non riusciamo a fare quel salto in più, anche perché i nostri giocatori non sono abituati a giocare quel tipo di partite. La Francia ha 14 giocatori in NBA, molti dei quali giovanissimi, hanno un movimento in crescita esponenziale e il futuro è loro. Noi quando parliamo di NBA siamo fermi a Bargnani, Belinelli, Gallinari, e alle brevi esperienze di Melli e Datome. O al solo Fontecchio di oggi. Per molti il basket italiano avrebbe bisogno di un Sinner, nel senso di una grande vittoria che risvegli l’interesse popolare per quello sport. Vero. Ma per creare i Sinner (ma anche i Musetti, i Sonego, i Berrettini) occorre programmazione, investimento, e progettualità nel medio-lungo periodo.


Ma Sinner non è caduto dal cielo, o meglio lui personalmente sì,  ma tecnicamente è il frutto del lavoro e della visione della Federazione italiana Tennis, che ha rivoluzionato il suo modus operandi, dai campi, ai tornei, alle selezioni, alla crescita dei giovani. La vision della federazione oggi qual è? Non so, non lavoro in federazione. Sicuramente un aspetto sul quale occorre concentrarsi particolarmente è l'allargamento della base: se riuscissimo ad aumentare il numero di ragazzi che giocano a basket, avremmo più appassionati, tifosi, spettatori, e quindi maggiore competitività e appetibilità; tutto ciò farebbe aumentare la domanda di basket in Italia, dando una grossa mano a tutto il movimento, anche sulle questioni non strettamente legate al campo.


Cambiamo argomento, quale sarà la finale NBA 2025? Difficile, io spero Oklahoma a Ovest, perché ha tutto per poter vincere e perché ha portato avanti un bel progetto tecnico, in cui ha saputo rinnovare e trasformarsi, ha avuto pazienza e ha costruito la squadra che gioca il basket più bello ed efficace. A Est una tra Boston, Milwaukee, New York e Cleveland


In questi giorni ricorre il quinto anniversario della morte di Kobe.

Tra i pochi atleti NBA che ho avuto l'onore di conoscere. L’ho conosciuto nel 2019, era venuto in Italia per un evento del suo sponsor a Milano, e il giorno dopo ha voluto organizzare un evento a Reggio Emilia, in cui ha incontrato senza barriere e senza filtri un sacco di persone. Io ho avuto modo di parlarci un minuto, in un clima molto bello, quasi familiare, in cui lui si sentiva veramente a casa. La cosa che più mi ha colpito di quella esperienza è stata trovare una persona normale, limpida e senza barriere, che non aveva nulla della superstar mondiale, poteva sembrare al massimo un giocatore di serie B, che non se la tirava e stava in mezzo agli altri come se nulla fosse. Poi come giocatore, parliamo di uno dei più grandi della storia, che ha vissuto tutta la sua carriera in un modo spaventoso per l’etica del lavoro ossessiva che ci ha messo, sacrificando tutto: dal sonno alla famiglia, le figlie e i piaceri di una vita normale. Quando si è ritirato, ha iniziato finalmente a rilassarsi e a veder crescere le figlie, concentrarsi ai suoi progetti e a vivere serenamente il secondo tempo della sua vita, prima che finisse in quel modo drammatico.


Io ho cominciato a seguire il basket da bambino abbagliato dalla figura di Shaq, e Kobe di conseguenza, e oggi mi dispiace vedere quanto sia strumentalizzato e inflazionato il concetto di mamba mentality. Vero, perché è diventato uno slogan sfruttato a livello commerciale in maniera eccessiva, e soprattutto perché si eccede nel messaggio che voleva dare originariamente. Non puoi dire ad un ragazzo che se vuole giocare a basket deve fare come Bryant, svegliarsi alle 3 del mattino, andare in palestra e fare cinquantamila tiri, giorno dopo giorno per 25 anni, non esiste, e non riuscirebbe a reggerlo. Sono pochissimi gli atleti nella storia di tutti gli sport che si sono sottoposti ad allenamenti del genere e che riescono a sopportare certi ritmi.


Hai detto di essere di Bologna, quindi la domanda è d’obbligo: Fortitudo o Virtus? Io da piccolo seguivo la Fortitudo di Myers e Fucka

A Bologna devi scegliere per forza, la mia scelta è stata il bianco...... Quella Fortitudo era una gran bella squadra, e praticamente quei roster con i vari Myers, Fucka, Galanda, Meneghin, e poi Basile, Pozzecco erano spesso in gran parte quelli dalla nazionale. Spero che la Fortitudo torni in Serie A, perché il derby di Bologna è uno dei grandi spettacoli del basket italiano, ne ho parlato anche nel documentario che abbiamo creato per NBA, e manca da troppo tempo. Non solo per la città di Bologna, ma il basket italiano ha bisogno che si torni a giocare questa partita.

In ogni caso facendo un lavoro come il mio, non puoi tifare, non puoi sostenere una squadra, e senza alcun tipo di retorica, oggi posso dire che tifo per il basket.


Quali sono i progetti futuri de La Giornata tipo?

Vogliamo continuare su questa strada, ma se devo indicare una cosa in particolare, vorrei creare un evento per raccogliere tutti gli appassionati di basket che ci seguono, una giornata tutta per loro. E poi vorrei continuare a realizzare documentari come quelli che ho avuto l’onore di fare, magari ancora con NBA perché è una cosa molto bella e mi piace in modo particolare.

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