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Smoke to survive

Aggiornamento: 7 nov 2024



Nel II capitolo di Kill Bill vol. 1, Le origini di O’ren Ishii, vengono mostrate nascita e ascesa dell’omonimo personaggio, che da piccolissima perde i genitori assassinati dalla yakuza per mano del terribile boss Matsumoto, sotto i suoi occhi. Ad 11 anni decide di vendicarsi, sfruttando le perversioni sessuali del boss, lei sale sul suo ventre e lo infilza con una katana e guardandolo dall’alto in basso gli dice:

- Guardami Matsumoto.

Affonda la katana nel suo ventre

(continua) Guarda bene il mio viso


Matsumoto digrigna i denti e si contorce in terribili spasmi. Così O’Ren, già implacabile killer continua

-Guarda i miei occhi. Guarda la mia bocca.

Il sangue scorre copioso e la katana scende sempre di più

-Ho un’aria familiare?

Ha gli occhi spiritati

(continua)Non ti ricordo qualcuno che hai ucciso?


O’Ren sfila la spada dal ventre di Matsumoto ed esplode una quantità enorme di sangue con una pressione tale da inondare tutta la stanza. Nello stile di questa splendida sequenza animata, ma anche del film, e dell’intera filmografia di Tarantino.

Ora, al posto del boss Matsumoto mettici il “Tobacco Ban” sulle auto di Formula 1, e al posto di O’Ren Ishii mettici il ritorno dei giganti del tabacco, che come la volpe a nove code della mitologia cinese, si presentano sotto un altro nome, un’altra veste e in altri modi a noi difficilmente riconoscibili.

La storia d’amore tra F1 e tabacco è forse la più travolgente del ‘900, seconda solo a quella tra Joe Di maggio e Marilyn. I brand di sigarette rappresentano l’elemento che ha reso riconoscibili e distintive le livree delle monoposto di F1 per decenni: forse non tutti sanno quale auto guidava Senna, ma tutti ne ricordano i colori e la grande scritta sull’alettone posteriore, idem per la Ferrari di Schumacher, la McLaren Mercedes di Hakkinen o la Benetton Renault di Briatore. Non è un caso citare esempi degli anni ’80-’90, perché proprio in quegli anni si è toccato l’apice della sponsorship del tabacco in F1, quando era assolutamente normale stampare il logo dei vari brand su auto, caschi, tute dei piloti, piste ecc. Uno status che ha offerto al circus e ai team una disponibilità di mezzi mai avuta prima, reinvestita in comunicazione, tecnologia e top drivers, aiutando enormemente l’evoluzione dello sport per come lo conosciamo oggi. Questi sono gli anni della velocità, anzi dell’accelerazione, del gusto glamour del rischio inteso come stile di vita, idea ampiamente sostenuta dalle aziende del tabacco; ma sono anche gli anni in cui vengono definitivamente sdoganate le forti correlazioni tra alcune malattie e il fumo, suscitando critiche sempre  più aspre verso Big Tobacco. Inoltre la forte dipendenza di questa industria dal denaro finisce inevitabilmente sotto esame, preparando il terreno per il divieto definitivo che arriva nel 2006. Divieto che per le scuderie più piccole diventa causa di enormi problemi finanziari che ne mettono in discussione l’esistenza stessa, rendendo necessario rivolgersi a sponsor provenienti da altre industrie come media e petrolio, o grandi brand come Red Bull, a cui il gioco piacerà particolarmente.

Oggi quindi la F1 è libera dal tabacco? Nemmeno per idea.

Per garantirsi la sopravvivenza, l’industria del tabacco ha un continuo bisogno di reclutare nuovi clienti per sostituire coloro che smettono o muoiono, perché le vittime del fumo nel mondo sono 8 milioni ogni anno. Viste le limitazioni e i divieti che molti Paesi impongono alle grandi compagnie del tabacco, i loro marketing manager  devono escogitare modi creativi per raggiungere potenziali clienti, e hanno bisogno di muoversi in fretta perché F1 è lo sport con la maggior crescita mondiale: nel 2021 sono stati 445 milioni gli spettatori unici per i GP, 70 milioni di spettatori a seguire la diretta di ogni gara, circa 50 milioni di follower sui profili social e 7 miliardi di visualizzazioni per i relativi contenuti.  Ma ecco che improvvisamente spunta un dato: nel 2020 l’industria del tabacco ha toccato la quota massima di investimento in F1 dal 2011. Rispetto ai fasti degli anni’90 è solo una frazione investita direttamente sulle scuderie, ma semplicemente perché l’investimento oggi è distribuito su 4 canali diversi: Social, E-sport, Netflix e Monoposto F1.


Disposizione dello sponsor VELO nel 2022

Ma come monoposto F1, ma non dovevamo vederci più? Nell’ultimo decennio il trend maggiore nell’industria del fumo è stata quella delle sigarette elettroniche, e le grandi compagnie del tabacco non hanno perso l’occasione per pubblicizzarne i brand direttamente sulle livree delle monoposto, aggirandone i divieti. Nella stagione 2021 ci siamo chiesti cosa fosse la scritta Mission Winnow sulle Ferrari, durata una manciata di GP prima di un nuovo ban e poi rimasta solo su caschi tute, e l’infinito merchandising di Maranello, scoprendo che si tratta di un brand della galassia Philip Morris. Così com’è stato per Vuse (e-cigarette) e Velo (cartine alla nicotina) su Mc Laren, brand di British American Tobacco, indossate in 13 GP su 22, in tv certo ma anche sui social (verso un’audience più giovane interessata in diversità e inclusione) e soprattutto Netflix.


Lo show “Drive to survive” è la vera nuova finestra del tabacco in F1, dal 2019 è costantemente nella top10 degli show più visti in oltre 50 Paesi nel mondo, e nel 2022 la Stagione 4 è stata riprodotta per un totale di 57 milioni di ore, un terzo delle quali contenenti scene e marchi relativi al tabacco. Le anagrafiche ci dicono che il 46% degli spettatori è under 34, gran parte ragazze, dato che ha incoraggiato un aumento della presenza femminile ai GP addirittura del 30%.

Considerando l'incremento dei GP durante la stagione, su piste inedite,  e il conseguente allargamento del bacino dei broadcaster, non viene difficile pensare al motivo per cui le aziende del tabacco faticano a stare lontani dalla F1[1].

Come nel film aspettiamo l’avvento della sposa per la resa dei conti alla casa delle foglie blu ma questo non è un film, è la vita vera,  e nell’attesa che la sposa compia la sua vendetta, Bill morirà per un cancro alla gola.


[1] Driving addiction - F1, Netflix and cigarette company advertising

 
 
 

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